Residenza a Budapest

A Budapest un azienda italiana al giorno. Tratto dal sole 24 ore.

Residenza a Budapest


Ogni giorno in Ungheria nasce una società a capitale italiano. A farla da padrone sono le attività commerciali all'ingrosso e al dettaglio (circa un terzo del totale). A ruota le attività immobiliari (le società sono oltre 400), manifatturiere (oltre 300), professionali e via di questo passo.

Il calcolo è stato fatto dalla banca dati del gruppo Itl nato dall'intuito dell'imprenditore veneto Alessandro Farina che, arrivato a Budapest nel '92, tre anni dopo ha fondato un gruppo che oggi assiste le imprese italiane che entrano nel mercato ungherese, spaziando dalla finanza all'audit, passando attraverso la consulenza e la presenza in campo immobiliare.
L'archivio di Itl Group conta oggi 2.875 aziende italiane, per un totale di 26.097 dipendenti e un fatturato complessivo di oltre 3,4 miliardi di euro. Quelle grandi, vale a dire con oltre 250 dipendenti assunti, sono 16 con un totale di 13.710 lavoratori subordinati e un fatturato di oltre 1,1 miliardi. La maggior parte sono piccole o piccolissime e spesso non indicano il numero di dipendenti. La maggior parte si trova nell'area intorno a Budapest ma non mancano quelle distribuite nelle zone di confine.
«Questo Paese ha assistito ad una forte accelerazione di imprese italiane a partire dal 2012 –  Non tutte sopravvivono. Ogni anno il saldo positivo tra iscritte e cancellate è di un centinaio di società».

PRESSIONE FISCALE SUI SALARI DEI LAVORATORI UNGHERESI NEL 2019

(Fonte: Maszsz, Confederazione dei sindacati ungheresi)

PRESSIONE FISCALE SUI SALARI DEI LAVORATORI UNGHERESI NEL 2019

Chi fa ricerca paga la metà
Non si può negare che l'aspetto fiscale abbia giocato un ruolo fondamentale almeno negli ultimi 22 anni che hanno visto le aliquote sul reddito d'impresa scendere dal 18% al 9%, quindi con un dimezzamento secco, senza dimenticare che chi investe in ricerca e sviluppo paga solo il 4,5% di imposte e senza dimenticare infine che i tax ruling (patti bilaterali e riservati tra Stato e investitore) sono anche qui una pratica diffusa, soprattutto con le grandi imprese e le multinazionali.
Fare ricerca e sviluppo in casa paga. «L'Ungheria vuole diventare un polo di attrazione nel know-how – spiega Mari – Non a caso il Paese sta attirando eccellenze, comprese quelle ungheresi che erano espatriate». Farina concorda con Mari: «L'Ungheria sta facendo un lavoro di riqualificazione sempre più attraverso ricerca e sviluppo».
Questa politica sembra dare i suoi frutti, visto che nel 2017 (ultimo dato disponibile) le casse dello Stato ungherese hanno incamerato 14.400 miliardi di fiorini, pari a circa 45 miliardi di euro, in crescita rispetto al 2016. Le tasse sulle imprese hanno fruttato oltre 711 miliardi di fiorini, pari a più di 2 miliardi di euro (in calo rispetto al 2016).

Al netto di questo, l'Ungheria ha scelto di accompagnare chi è andato lì ad investire, sviluppando molto infrastrutture e servizi. Per fare un esempio, fino a 20 anni fa circa le autostrade si distribuivano a raggiera partendo dall'epicentro Budapest ma si fermavano a circa 60 km dalla capitale. Ora invece autostrade e superstrade attraversano l'intero Paese.

 

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